Correva l’anno 2010, avevo 20 anni. Mi ero appena diplomato da un anno, lavoravo saltuariamente come cameriere. La mia terra, la Sicilia, è bella da morire. Ha colori splendidi, odori inconfondibili. Paesaggi da mozzare il fiato e il mare. E che mare. Un mare da amare, vivere e gustare profondamente. Quando guardo il mare, tutto lo stress ed i brutti pensieri svaniscono.
La mia terra, da sempre, non offre grandi opportunità di lavoro. Si vive nell’incertezza. Ma per Sabrina, l’amore incondizionato che provavo per lei, accettavo questa instabilità professionale. Vivevo per i suoi sguardi, quel suo essere dolce e peccaminosa che avevo apprezzato nei banchi di scuola. Un amore cresciuto di pari passo con la nostra crescita umana.
L’emozione inconfondibile del primo bacio
Ci baciammo la prima volta in prima superiore. Fu subito colpo di fulmine. Capitò in maniera del tutto casuale, durante un intervallo tra l’ora di italiano e quella di matematica. Mi avvicinai per chiederle una sigaretta, maledetto vizio di entrambi. Proprio in quel momento ci fu uno sguardo avvolgente, ancora oggi indimenticabile.
Non servivano altre parole. Quell’incrocio di sguardi valeva più di qualsiasi frase. Qualsiasi altra cosa fosse stata proferita sarebbe risultata scontata e banale, rischiando di annullare la poesia di quel momento. Il bacio era solo la logica conseguenza di quel momento. Ma la bellezza, la dolcezza e passionalità di quel gesto, non erano affatto scontate. Fu il più bel bacio della mia vita. Lo posso affermare ancora oggi, nonostante abbia superato le 30 primavere.
Cinque anni sempre da vicini da banco. Sempre insieme. Ci chiamavano la “coppietta”. Alcuni ci schernivano, ma io non prendevo in considerazione le loro parole. Era solo invidia, la loro. Non avevano Sabrina. Non potevano perdersi nei suoi occhi azzurri. Non potevano assaporare il gusto inconfondibile dei suoi lunghi capelli neri. Ed anch’io, all’epoca, non era un brutto ragazzo, tutt’altro. E non mancava anche l’invidia femminile nei suoi confronti.
Quei racconti, tra il serio e il faceto, al bar del quartiere
Finite le superiori prendemmo due strade diverse: Sabrina si iscrisse alla facoltà di economia e commercio, mentre io, a causa anche di alcuni problemi economici familiari, decisi di cercare un lavoro. E trovai, per l’appunto, solo quello di cameriere a chiamata. Tutto sembrava andare a gonfie vele, anche se non potevo fare a meno di notare che Sabrina era meno passionale.
Ma dopo cinque anni, un lieve momento di flessione poteva anche essere comprensibile. L’amore, l’affetto e la dolcezza, infatti, non mancavano di certo. Un pomeriggio, però, mi crollò il mondo. Avevo un vicino di casa, noto puttaniere del quartiere, che amava raccontare le proprie avventure col gentilsesso. Lo faceva sempre il giovedì, unico giorno, a suo dire, che non effettuava incontri.
Scelta strategica, quella del giovedì. Voleva che il suo cazzo fosse pienamente funzionante per il tour de force del weekend, dove millantava di fare sesso con perlomeno quattro donne diverse. Non ammetteva mai, neanche sotto tortura, che andava ad escort. Ma tutti sapevano che ciò che dichiarava non corrispondeva al vero. In un suo racconto dichiarò di aver fatto sesso con una certa Sabrina, una giovane studentessa universitaria.
La scoperta che mi sconvolse la vita
Non diedi peso alla cosa. Non pensai neppure lontanamente che quella Sabrina fosse proprio lei, la mia Sabrina. Ma quando mostrò “orgogliosamente” la foto, sbiancai. Gli chiesi dove l’avesse conosciuta, ma non mi diede risposta. Solo dopo qualche giorno, dopo aver esaltato tutti i suoi successi amorosi ed offerto mille birre, fece capolino e mi sussurrò, in un orecchio, che l’aveva notata su il migliore sito di escort presente in Italia.
Fu catturato dalla specialità di quella ragazza: il cumface. Lo faceva spesso anche con me, Sabrina. Le piaceva vedere il cazzo esplodere, adorava sentire il nettare in faccia e pulire per bene il cazzo. Era, davvero, la sua specialità. Mi collegai anch’io a www.escortmaps.com, il sito dove Carmelo, il mio vicino, la conobbe. E decisi di fissare un appuntamento tramite whatsapp.
Comprai una scheda SIM appositamente per quel contatto. Misi come foto profilo un tramonto. Andai all’appuntamento. Aveva affittato un monolocale non troppo distante dall’università. Suonai al citofono e mi disse di raggiungerla al secondo piano. Bussai alla porta e mi aprì. Aveva un completino sexy da urlo. La scopavo da anni, ma vederla vestita in quel modo, da vera ed autentica puttana, mi mandò in visibilio.
Ancora oggi la apprezzo, ma da un altro punto di vista
Lei era totalmente imbarazzata. Volevo punirla moralmente, dire tutto quello che avevo pensato in quelle settimane. Ma il mio cazzo, quel mio fottutissimo arnese che ho in mezzo alle gambe, ebbe la meglio. Le dissi che la volevo scopare, di fare la zoccola e trattarmi come uno dei suoi tanti clienti. Fu la mia migliore chiavata.
Decisi di lasciarla. Non potevo accettare che la mia donna facesse la escort. In compenso, però, sono diventato un suo cliente. E non di rado, mi reco da lei con Carmelo, il mio vicino di casa. Saziamo la sua voglia di sperma, la penetriamo per quasi un’ora, anche contemporaneamente, e godiamo da pazzi. Come Sabrina, d’altro canto.