D’inverno accanto alla sua donna,è notte, i rumori del vento all’esterno, non prender sonno, e desiderare la donna che si ha accanto, fare l’amore con lei per un inebriante notte di sesso
Una notte fredda, senza sonno, a guardare le tue mani giunte sotto il mento mentre dormi, i capelli scompigliati dall’amore ti scivolano dolcemente sulle guance, adoro quei capelli, la mia piccola moretta ti chiamo. Il tuo dolce respiro vuole cullarmi nel sonno, senza riuscire. Mi alzo e accendo l’ennesima sigaretta, mentre ti guardo sento il mio pensiero fuggire lontano, i miei occhi perdersi sui tuoi seni pieni; mi scopro di nuovo a toccarti, mentre il tuo respiro cambia; mi guardi e un “Ma sei ancora sveglio?” ti esce a fatica. “Scusa, ti ho svegliata, non volevo!” ti sussurro.
Per tutta risposta mi baci e mi tiri verso di te, mi stringi forte, posso sentire i battiti del tuo cuore contro il mio petto. Dolcemente mi accarezzi i capelli e ti strofini su di me. “Per esserti appena svegliata sei piuttosto attiva”, scherzo, “Ti stavo sognando, sognavo che te ne andavi, ed ora ti voglio vicino” Ti abbracciai forte e ti portai sopra di me, sospirasti lievemente e mi baciasti, poi dolcemente ti spingesti ancora contro di me. “Mmhh, voui fare l’amore?” chiedesti così, d’un tratto, cogliendo me quasi di sorpresa “Però prendi la coperta”. Mi allungai ai piedi del letto e presi il caldo piumone che, anche d’estate, copriva il nostro talamo.
Ci avvolgemmo dolcemente, mentre già le ultime stille di sonno sparivano dai tuoi occhi castani, da cerbiatta. Ti schiacciasti contro di me, mentre le mie mani già ti sfilavano la vestaglietta che indossavi più per vezzo che per coprirti. Ci baciammo a lungo e le nostre mani si spingevano negli angoli più nascosti, nei punti che solo noi sapevamo essere tanto piacevoli da toccare e baciare, Avvolti in quella coperta blu, essa era il nostro mondo, null’altro avrebbe potuto distrarci. Intrecciavamo stretti i nostri corpi, sentire le tue forme generose su di me era una sensazione paradisiaca, lo sapevi e facevi di tutto per aderire il più possibile a me, e quando poi ti coglievo, tu sospiravi lievemente e dolcemente scivolavi su di me. Quella notte, fredda e senza sonno, fosti incredibilmente tenera nell’accogliermi in te e ti muovevi al ritmo del nostro interminabile bacio. Le tue unghie si aggrapparono alla mia carne e stringendomi mi portasti sopra di te, entrambi avvolti nel blu di quel nostro universo, in quella notte senza sonno.
Il buio ci circondava e solo i nostri sospiri echeggiavano nella stanza, sospiri che presto sarebbero diventati gemiti, all’aumentare dell’eccitazione nei nostri corpi, all’aumentare del desiderio nelle nostre menti, all’aumentare del ritmo dei nostri movimenti, ogni spinta in te corrispondeva ad un tuo sospiro ed esso ad un mio e di nuovo ad una spinta, un graffio sulla mia schiena, un morso sul mio collo, decidesti quella sera di rendere giustizia al tuo nome, Barbara, affondando nella mia carne, come io affondavo in te.
Schiacciandomi su di te con tutte le tue forze: una cosa sola, come unico era il nostro animo. Nell’accendersi del piacere sul tuo volto vedevo l’infinito dei tuoi occhi, nel suo acquetarsi vidi il destino nel tuo sorriso. Ti cullai dolcemente, fino a riaccompagnarti nel sonno da cui così impunemente ti avevo destata, guardandoti mi persi nell’interminabile notte, per me, senza sonno, intorno a noi, fuori dalla stanza, come te, Parigi dormiva.